venerdì 2 settembre 2016

Ministra Lorenzin, avrei due cose da dirle....




Sono una donna di quasi quarant'anni, con problemi di fertilità.
Non me ne vergogno -ora, dopo un percorso lungo e difficile- e non mi sento affatto in colpa.
Nemmeno dopo la vergognosa campagna della Lorenzin.
Che pure ha fatto male, a me come a tante altre donne e tanti uomini che hanno problemi simili.

E dopo alcune ore ho deciso che dovevo reagire.
Con la politica, con l'indignazione e con l' azione.

Abbiamo dovuto leggere frasi crudeli, offensive e inutili, del tutto inadeguate ad un tema così complesso.
Abbiamo dovuto vedere clessidre in mano, a ricordarci l'orologio biologico che corre, pose (peraltro incomprensibili) di piedi intrecciati fra loro, a ricordarci che per essere creativi bisogna essere genitori giovani, e banane afflosciate -che buon gusto, signora Ministra!- a ricordare che anche la fertilità maschile non è poi così invincibile.

Abbiamo dovuto anche leggere il pensiero di qualcuno che riteneva il nostro dolore e la nostra indignazione vuoto moralismo, attacco strumentale a non si sa quale nemico.
Hanno giudicato anche il nostro dolore.

Va bene così.
C'è tanto amore e tanta comprensione fra le persone che hanno intelligenza e sensibilità per capire.

Certo, fa male che questa idiozia l'abbia pensata un Ministro donna, che sa cosa vuol dire avere una gravidanza in età non più giovanissima (sì, Ministro, per me il privato è pubblico, e sarebbe bene che tornasse ad esserlo anche ai "piani alti": in questi momenti di incertezza e precarietà esistenziale, un po' di buoni esempi e di coerenza personale non farebbero male a cittadini sempre più soli e disorientati).

Lo sa, Ministro Lorenzin, quanto costa (qui in Toscana, dove la sanità funziona decisamente meglio che altrove) un trattamento di fecondazione in vitro? Glielo dico io, Signora Ministro.
Costa 3.400 euro, se la fai tramite privato.
E le liste d'attesa sono lunghe, troppo lunghe per chi arriva alla soglia dei quaranta a causa di diagnosi troppo tardive, con questo sogno in tasca e avendo ingollato di tutto. Da quelli che ti tormentano chiedendoti di continuo cosa aspetti, a quelli che ti guardano con compassione, alle donne (sì, ci sono anche queste) che si sentono riassunte solo e soltanto nel ruolo di mamma. anche se fino ad allora erano con te, sulla barricata, a rivendicare il principio di autodeterminazione e la realizzazione della donna come individuo e non SOLO come genitore.

Va bene così, signora Ministro, perchè fuori dalle sue stanze e dai suoi manifesti c'è un mondo stracolmo di persone intelligenti e comprensive. Che amano le loro donne a prescindere dalla loro fertilità. E di donne che amano le loro amiche a prescindere dal fatto che abbiano (o avranno) figli.

E poi, però, non va bene Signora Ministro,
Perchè oltre al rispetto per chi vive situazioni di dolore - evidentemente la sua sensibilità non c'è arrivata- esiste un problema molto più grave, che coinvolge soprattutto lei e tutti coloro che hanno responsabilità diretta di gestione della cosa pubblica.

Perchè esiste chi rinvia la genitorialità -per piacere, il problema non è solo della donna, ma della coppia- non per superficialità, come mi è capitato di leggere, ma perchè non ha un contesto lavorativo o economico che consenta di fare una scelta responsabile. e deve reprimere un desiderio, lo deve reprimere con tanta forza da far quasi male.
Oppure perchè non ha i genitori a disposizione, e non può pagare un asilo nido.
O perchè le politiche di conciliazione non si sono mai fatte in questo Paese. Mai. E quando provi a parlare di bilancio di genere, e sei Amministratrice, capita che i tuoi colleghi ti ridano in faccia. E magari non sei sostenuta da nessuno.
Sembrano pose, materiale da convegnuccio dell'8 marzo (e lì tutti presenti, sì, tutti ad annuire, ché le politiche di genere sono sempre una priorità. Nei programmi, certo.), e invece sono le fondamenta su cui ricostruire il nostro Paese, signora Ministro.

Senza un lavoro stabile, senza soldi, senza servizi, a meno che tu non abbia una famiglia solida alle spalle, tocca rinunciare. (Ma deve essere solida parecchio, eh..)
E se non vuoi comunque rinunciare, ma hai dei problemi, e non hai i soldi per pagare le cure, rinunci comunque.
E infine, rivendico come una grande conquista, che ci siano donne (e uomini) che non vogliono figli, che stanno bene comunque. Solo uno Stato Etico giudica le scelte personali sulla base delle categorie della morale.

Io, al suo posto mi vergognerei tanto, signora Ministro.
Chiederei scusa ai suoi figli, prima di tutto, che sono bellissimi anche se arrivati in tarda età.
Poi alle sue colleghe donne.
Poi al Presidente del Consiglio, bontà sua che siede ancora lì: io l'avrei cacciata.

E infine, più di tutti, chieda scusa a noi.

Sono una donna di quasi quarant'anni, con problemi di fertilità.
Non me ne vergogno e non mi sento affatto in colpa.
Nemmeno dopo la vergognosa campagna della Lorenzin.

Nota: Credevo che la Lorenzin avesse dato il "massimo" con questa campagna, poi ho letto alcuni stralci del Piano fertilità e mi è venuto da vomitare. Ci tornerò sopra, quando i conati si saranno calmati.