Dalle Bimbe di Conte al Grande Fratello: perché sfigati e marziani ci salveranno
Nella crisi che ha portato alla caduta del Conte II c'è stato un elemento che mi ha molto colpito.
Mi
sono interrogata a lungo sule radici del fastidio profondo che mi ha accompagnato
durante tutto lo svolgersi dei fatti, fino all'epilogo del saluto del
Presidente uscente ai dipendenti di Chigi.
Non riuscivo proprio a capire: insomma, il Premier fascinoso con le sue Bimbe di Conte, il governo con la Lega che si stagliava all'orizzonte, l'irresponsabilità di chi apre una crisi in piena pandemia... tutti elementi, alcuni seri, altri faceti, che non giustificavano questa mia reazione interiore.
Improvvisamente,
ieri sera, guardando "Propaganda Live" (programma che trovo
intelligente e frizzante, anche se ultimamente un po' ripetitivo), ho iniziato
a capire.
Il
mio istintivo apprezzamento per Conte - che data addirittura al primo
intervento da Presidente incaricato per il Conte I, come dimostra un messaggio
allora inviato alla mia amica Cristina Donati! - e una simpatia, più di pancia
che ragionata, per i Cinque Stelle, hanno la stessa matrice.
Non
è una matrice politica, ma antropologica e sociale: Conte, Casalino e i Cinque
Stelle hanno rappresentato, nella narrazione da cui siamo sommersi, gli
"sfigati", i parvenù della politica, quelli che non nascono né
dall'establishment, né da una sua più o meno immediata ramificazione.
Roba strana, in un paese come il nostro, in cui quasi tutte le carriere hanno chiari riferimenti in questo o quel capopopolo, specialmente dalla fine dei Partiti di massa.
Intendiamoci:
ci sono molti aspetti del Movimento Cinque Stelle che non condivido affatto.
Le
strizzate d'occhio alla democrazia diretta, una posizione quanto meno opaca sui
temi dell'immigrazione, una gestione quasi fascista dei gruppi parlamentari, ed
altre ne potrei dire.
Ma
sono anche molti gli aspetti che credo debbano incrociare la riflessione della
sinistra: la protezione sociale, di cui il Reddito di Cittadinanza ha
rappresentato nella sua parte applicativa una deriva verso l'assistenzialismo,
ma ha posto al centro dell'agenda il tema delle fragilità, un ambientalismo non
becero, ma attento all'innovazione, di cui Roberto Fico è sicuramente una
rappresentanza, la critica di fondo a un sistema bloccato, non sono temi da accogliere
con una scrollata di spalle, e una battuta sull'inglese di Di Maio (che poi, di
persone che non parlano inglese, ne abbiamo avuti anche noi, a sinistra: quando
sento certe critiche a Di Maio… First reaction: schock!).
Allora,
ecco perché mi viene da riflettere su come il sistema politico, i "giornaloni"
- per dirla con Travaglio, che amo e odio - Confindustria, abbiano, fin dal primo giorno
guardato con diffidenza alla triade Conte, Casalino, Cinque Stelle.
Era un bisogno di rassicurazione, quello che esprimevano.
Queste
tre "C" rappresentavano un'anomalia, da guardare con diffidenza, a
prescindere.
Cosa
che non è avvenuta, per esempio, da parte del Sindacato di Landini, che si è
scontrato anche aspramente col Presidente Conte, ma che lo ha sempre fatto da
pari a pari. Perché Landini conosce bene le fragilità del popolo dei
lavoratori, e sa che il tema della protezione sociale è tema che prescinde la
politica.
E' una necessità antropologica, che tocca corde che Conte ha saputo toccare e rappresentare durante la pandemia.
Per
certi versi, la parabola di Conte mi ha ricordato quella di Marino - che stimo
infinitamente di più, sul piano politico, ovviamente. Entrambi marziani, fuori
dal sistema, entrambi esclusi da esso, certo con molta più coerenza da parte
dell'ex Sindaco di Roma.
Anche Marino, come Conte, amato dai cittadini, dileggiato dalla stampa.
Per
non parlare di Rocco Casalino, trattato nella migliore delle ipotesi come uno
sprovveduto, nella peggiore come un idiota.
Eppure
Casalino è uno che, venuto fuori da una situazione di forte fragilità
familiare, si è laureato in ingegneria, ha vissuto in Germania, e poi ha fatto
carriera nel settore della comunicazione politica.
Ma
a "Propaganda Live", ogni volta che lo inquadrano parte la musica del
"Grande Fratello", come se Cassalino fosse quello di ventuno anni fa.
Una
narrazione intellettualmente disonesta. Perché dobbiamo ridere di uno che ha
portato i Cinque Stelle ad avere oltre il 30% alle elezioni del 2018, e che ha
svolto il ruolo di portavoce di uno dei Presidenti del Consiglio più amati di
sempre?
Ce l'avrà pure, qualche merito.
Allora,
io penso che il primo nemico da battere sia questa necessità di conservazione
che intride il Paese fin nel profondo delle ossa.
Anzi,
non il Paese, ma le varie caste che lo ingessano e lo governano.
Perché i cittadini, da questo punto di vista, sono più avanti.
Per
questo, persino la candidatura di Conte a Siena, in quella Toscana ormai
balcanizzata di cui sento il peso ogni giorno, può aiutare a sparigliare le
carte.
E sempre per questo, l'asse Cinque Stelle-PD-Leu ha radici e ragioni che vanno oltre la politica ed il sistema politico (e per inciso, Speranza è un altro amato dai cittadini, ma spesso deriso da quelli di cui sopra, in questo caso perché troppo sobrio, e poco propenso a quella personalizzazione della politica che ha rappresentato una delle ragioni dell'indebolimento della sinistra sociale).
Sono ragioni sociali: abbiamo bisogno di buttar giù recinti ideologici e di auto protezione di un sistema che di protezione non ha affatto bisogno, perché è già forte.
Insomma,
viva i marziani e gli sfigati!