Abbiamo celebrato in questo fine settimana settant'anni di attività dell'Ente Camposampiero.
Il verbo è al plurale, perchè credo che questa realtà, nata nel 1946 per volontà di Giuseppe Camposampiero,. rappresenti al meglio l'identità della mia Città.
La solidarietà mai incline al manierismo, la concretezza dell'agire, la caparbia volontà di riscatto sono tratti che avvicinano la Pistoia di quegli anni alla Firenze di Giorgio La Pira, e in qualche modo all'esperienza di Don Milani.
Mi sembra che stia tutto qui il senso profondo di un'esperienza che ha saputo rimodellarsi negli anni, integrandosi con le mutate condizioni della popolazione, e stringendo nodi e relazioni che hanno fatto della Camposampiero uno dei punti di riferimento più importanti del nostro tessuto sociale.
Sono tante le generazioni di pistoiesi che hanno varcato almeno una volta la soglia dell'antica struttura.
Come ospiti del collegio, come studenti delle Officine, o come partecipanti alle attività delle Cooperative che oggi abitano quelle stanze, oppure per partecipare a qualche attività nei locali della Fabbrica delle Emozioni.
E quante emozioni si sono consumate in quelle stanze.
E' stato bello oggi passeggiare fra le foto recuperate e ristampate dal Gruppo Fotografico che ha trovato ospitalità proprio alla Camposampiero,. ed è stato bello ed emozionante ascoltare le storie di Alberto Bigagli e Pierluigi Pardini, che hanno raccontato in due libri i lunghi anni trascorsi alla Camposampiero.
Sono storie di riscatto, di fratellanza, di identità ritrovata. In una Pistoia che oggi forse non c' è più, ma che non è difficile immaginare, con la campagna che lambiva spazi oggi completamente antropizzati, con le riflessioni di un piccolo Pierluigi, che trova nella compagnia dei grilli e dell'erba umida il dialogo con la mamma che non c'è più, e trae dai suoi compagni la forza per andare avanti, per crescere e ricostruire la propria identità più profonda.
Forse ce l'avrebbe fatta lo stesso, o forse no. Non lo sapremo mai, perchè il destino ha voluto che Pierluigi e tanti bambini come lui incrociassero sulla propria strada la lungimiranza, la forza e il coraggio dell'idea di Giuseppe Camposampiero, e la pertinacia della direttrice Borgioli.
La storia dell'Ente Camposampiero e del suo fondatore è la storia della nostra Italia.
La storia di quel cattolicesimo progressista che seppe sposarsi con le istanze contadine ed operaie della nostra Città. Pienamente rappresentato da Giuseppe Camposampiero, che aveva vissuto assieme a Giorgio La Pira l'esperienza della rinascita democratica fiorentina avviata già durante la Seconda Guerra Mondiale e che decise di lasciare tutti i suoi averi ai cittadini poveri, nominando esecutrice testamentaria la professoressa Angela Borgioli, che con la sorella e un primo nucleo di volontari dette vita all'Ente Camposampiero.
Iniziò così un'esperienza che negli anni si sarebbe arricchita, sia nel numero degli ospiti -fino a 80 ragazzi- sia nell'offerta educativa e formativa. Tutto il contesto cittadino, dalle famiglie alle Istituzioni, ha collaborato per fare della Camposampiero un luogo accogliente, che desse una seconda possibilità ai suoi piccoli ospiti, e alle loro famiglie. Perchè il riscatto sociale, più di quello economico, è un diritto a cui nessun bambino deve rinunciare.
Non sono sempre stati facili gli anni, alla Camposampiero. E molte volte la Provvidenza - che figura anche nel nome dell'Ente- ha aiutato la direttrice ed i suoi piccoli ospiti.
Mi sono commossa leggendo su uno dei pannelli approntati per la mostra l'episodio svoltosi durante uno dei primi Natali trascorsi nel convitto: si raccontava che durante la vigilia uno degli ospiti, sentendo le lacrime della Direttrice che gli bagnavano i capelli le chiese perchè piangesse.
La Professoressa Borgioli piangeva perchè era Natale, e lei non aveva niente da offrire ai bambini. Ma esortò comunque il piccolo a sperare e pregare.
La Provvidenza (Divina per chi crede) avrebbe fatto il resto.
E lo fece davvero, perchè ci fu chi si adoperò per far arrivare ai piccoli ospiti ciò di cui avevano bisogno.
Al di là dell'aspetto religioso -che può non interessare tutti- mi pare che in questo episodio ci sia un mondo intero: la trepidante preoccupazione di un'insegnante che portava sulle spalle un peso ben più grande di quello educativo -già di per sè imponente- la Speranza che trova soddisfazione, un territorio che si attiva, e il sapore delle piccole cose che danno senso al vivere.
Così come è stato bello vedere uomini adulti, alcuni un po' in là con gli anni, ritrovarsi dopo lunghi decenni e riconoscersi, raccontarsi e raccontarci come le loro vite si erano dipanate dopo l'uscita dalla Camposampiero.
Negli anni, l'attività della Camposampiero è andata sempre più declinandosi come attività di carattere sociale, e nacque così l'idea del Centro Giovani, per lavorare sul disagio giovanile con lo stesso spirito che animò Giuseppe Camposampiero, Angela Borgioli, Imo Gorini e tutti gli animatori della Camposampiero: aiutare i giovani portatori di disagio: aiutandoli ad assumere consapevolezza di se stessi e del ruolo che possono svolgere nella società, indipendentemente dal contesto nel quale sono nati.
Dalla compenetrazione fra il Centro di Formazione e la scelta di aiutare i giovani ad uscire da disagio e isolamento, in tempi recenti, nasce l'impegno della Camposampiero per come oggi lo conosciamo, con particolare riferimento.
Ecco, oggi è stato bello ed emozionante ripercorrere questa storia.
Che è la storia del nostro Paese, della nostra Pistoia.
La nostra storia, infine.
Dalla compenetrazione fra il Centro di Formazione e la scelta di aiutare i giovani ad uscire da disagio e isolamento, in tempi recenti, nasce l'impegno della Camposampiero per come oggi lo conosciamo, con particolare riferimento.
Ecco, oggi è stato bello ed emozionante ripercorrere questa storia.
Che è la storia del nostro Paese, della nostra Pistoia.
La nostra storia, infine.