Tina Anselmi - La biografia
Tina Anselmi decise da che parte schierarsi quando, giovanissima, vide un gruppo di giovani partigiani portati al martirio dai fascisti che li impiccarono.
Divenne così staffetta della brigata autonoma “Cesare Battisti” e del Comando regionale del Corpo volontari della libertà.
Nel 1944 si iscrisse alla DC e - non si era ancora laureata in lettere all’Università Cattolica di Milano - partecipò attivamente alla vita del suo partito, non dimenticando mai le ragioni profonde della sua scelta antifascista.
Tina Anselmi è stata via via dirigente sindacale dei tessili, incaricata dei giovani nella DC, vice presidente dell’Unione europea femminile.
Parlamentare dalla V alla X legislatura eletta nella Circoscrizione Venezia-Treviso, ha fatto parte delle Commissioni Lavoro e previdenza sociale, Igiene e sanità, Affari sociali, occupandosi molto dei problemi della famiglia e della donna.
Ha inoltre presieduto per due volte la Commissione parlamentare d’inchiesta sulla Loggia P2.
Tina Anselmi è stata tre volte sottosegretaria al Ministero del Lavoro e della Previdenza sociale, una volta ministra del Lavoro, due volte ministra della Sanità.
Si deve a lei la legge sulle “pari opportunità” ed è stata tra gli autori della riforma che introdusse il Servizio Sanitario Nazionale.
Nel 2004 ha promosso la pubblicazione del libro intitolato Tra città di Dio e città dell’uomo. Donne cattoliche nella Resistenza veneta di cui ha scritto l’introduzione e un saggio.
Questa la biografia di Tina Anselmi, che potete trovare sul sito di ANPI.
Poi, oltre ai ruoli istituzionali ricoperti, e all'azione politica svolta nella Democrazia Cristiana, c'è un portato più importante: esiste il testamento morale che donne come Tina Anselmi lasciano in eredità al proprio Paese, ed imperituramente, alle generazioni a venire.
Quello che in inglese si dice "heritage", termine che mette insieme la dimensione individuale e quella collettiva.
Vi dico cosa lascia a me Tina Anselmi, da custodire come un tesoro immenso, come solo i principi costitutivi possono fare.
Innanzitutto, quel suo richiamo giovanile alla scelta, alla consapevolezza della necessità di "esserci". Quanto somiglia al j'accuse di Gramsci contro gli indifferenti, contro chi non fa una scelta di campo, assumendosene fino in fondo le conseguenze, comprese quelle più terribili.
E la prima scelta di Tina fu quella di diventare Gabriella, staffetta partigiana che percorreva centinaia di chilometri, giovane e spesso sola, come lo è solitamente chi sceglie di "esserci", di non stare a guardare. E la scelta dell'antifascismo militante è una scelta che ha senso anche oggi, anche a così tanti decenni da quei giorni terribili in cui Gabriella consumava le ruote della sua bicicletta.
E poi quel suo impegnarsi per le donne, e con le donne.
Perchè Tina Anselmi ha sempre fatto questo: ha sempre lottato in prima persona. Stando assieme alle donne, trasmettendo loro consapevolezza. E stringendo alleanze forti con molte di loro.
Come ha fatto da sindacalista, proprio per tutelare i diritti delle donne, massacrate da condizioni di lavoro oggi impensabili. Perchè il Sindacato - e se ne ricordi chi oggi lo denigra- è stato uno dei principali baluardi per la conquista di diritti che oggi forse pensiamo scontati.
E solo chi ha fatto politica, da donna assieme ad altre donne, sa quanto le alleanze femminili possono essere forti: sono reti invisibili che diventano spesso inscindibili, e che reggono ai marosi della vita, anche quando i fili di cui sono composte sembrano allungarsi quasi fino a rompersi.
Ma non accade. Purchè si tratti di donne intelligenti
E se penso a Tina Anselmi, quasi subito il pensiero corre a Nilde Iotti (lasciando stare le fotografie...). Perchè queste due grandi donne hanno rappresentato nelle loro differenze le migliori aspirazioni della cultura cattolica e comunista che hanno fatto grande la nostra storia e il nostro Paese.
Il sogno da cui è nata la nostra Costituzione, quella capacità che forse mai nella Seconda Repubblica abbiamo raggiunto, di lavorare davvero per il Bene Comune.
Il rispetto dell'avversario politico che può avere soltanto, forse, chi ha sperimentato sulla propria pelle la ferita profonda che lascia l'assenza della democrazia.
Mi riconosco, invece, in questa volontà di andare oltre gli steccati, di tendere una mano verso chi non la pensa come me, purchè -ovviamente- esprima un pensiero politicamente argomentato. Perchè per carattere oltre che per cultura politica credo che solo se si tendono i rami verso l'alto, si rafforzano anche le proprie radici, e altrettanto, solo chi è consapevole delle proprie radici può distendere i rami verso il cielo, e verso l'albero vicino.
Tina Anmsemi è anche l' impegno della prima donna Ministro, nominata da quel Giulio Andreotti che, per la cultura politica dalla quale provengo, ha rappresentato per intere generazioni, uno dei mali più oscuri del nostro Paese.
E' stata la donna che ha lavorato per istituire il Servizio Sanitario Nazionale, per una cultura che non escludesse le donne, per la Scuola e per la Famiglia (e forse su quest'ultimo punto mi sento più lontana dal suo pensiero).
Fu una donna che lavorò davvero per creare nel nostro Paese il welfare di Stato. Quel welfare che ha rappresentato per lunghi anni uno dei principali portati del sistema italiano, e che in vari momenti della nostra storia ci siamo trovati a dover difendere, ed a volte a dover vedere arretrare.
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E fu la donna che si impegnò per la legalità, presiedendo la difficile Commissione Parlamentare di inchiesta sulla P2. Un lavoro che fu per lei massacrante, e non sgombro di ostacoli. Come lo è, in Italia -forse non solo al tempo della Prima Repubblica- il percorso di chi si occupa di legalità.
Perchè la legalità, e la cultura della legalità sono terreno scivoloso, e troppe volte ritenute politiche residuali.
Ed infine, credo che Tina Anselmi abbia rappresentato al meglio, con le parole e con le opere, quel che i cattolici possono portare in politica: il rispetto degli altri, la lotta contro le disuguaglianze e per l'equità sociale, la tensione etica verso una continua elaborazione politico-culturale che facesse dell'impegno in politica onn un fine, ma uno strumento per migliorare l'individuo e la collettività.
Sono valori a cui mi sento (molto modestamente) di potermi ispirare, come donna di Sinistra, che vive il proprio essere cattolica come un fatto personale, ma dal quale trarre linfa vitale quando la strada si fa più impervia.
Grazie Tina.
Ciao.
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