sabato 10 marzo 2018

Della (necessaria) rigenerazione della Sinistra

https://www.ipsos.com/sites/default/files/ct/news/documents/2018-03/elezioni_politiche_2018_-_analisi_post-voto_ipsos-twig_0.pdf

Sono giorni ed ore complessi.
Momenti in cui ciascuno di noi prova a leggere ciò che il voto del 4 marzo ci consegna.

Leggo alcune prese di posizione che tentano perfino di piegare i risultati delle elezioni politiche a logiche locali, proponendo, sulla base di quel tentativo, improbabili approcci unitari con chi, lo scoro anno, ha contribuito a quella sconfitta.

Credo che il quadro che ci troviamo di fronte sia troppo difficile per consentire a chiunque di anteporre logiche correntizie o di parte ad una spietata analisi, che deve concentrarsi prima sul dato elettorale, e poi sulle ragioni che ci hanno condotto fin qui, ed infine -soltanto infine- sulle prospettive politiche.
Mi pare invece che alcuni scelgano la strada inversa.

Non ho apprezzato i toni di chi sta tentando, a vari livelli, prove muscolari, a volte "mettendo insieme le pere con le mele".
Questa è un' inversione del ragionamento logico che deriva dal fatto di aver visto nel Partito non il luogo del confronto, della composizione, della sintesi, ma il luogo della conquista, dell' affermazione di gruppi più o meno ristretti, e dell' emarginazione di altri.
E se un partito smarrisce il senso di comunità, ciò che lo tiene insieme possono essere solo o i reciproci interessi o le reciproche rivalità.
E non so quale delle due ipotesi sia la peggiore.

Allora, invece di ardite ricostruzioni sui flussi elettorali, che conducono là dove si voleva arrivare, partiamo da ciò che c' è.

E il quadro che abbiamo davanti, paragonando l'unico dato paragonabile, ossia il voto del 4 marzo con quello del 2013, è il seguente (dati Ipsos).
Oltre il 20% degli elettori della coalizione Bersani 2013 ha deciso di astenersi.
Circa il 14% di quegli elettori del 2013 ha votato Movimento 5 Stelle, e solo il 7% ha votato Leu.
Quindi meno della metà degli elettori di area vota PD e solo poco più della metà torna a votare la coalizione.

Il Centro destra conferma invece praticamente tutti i suoi elettori, mutando solo, in quell' area, la composizione qualitativa del voto (sostanzialmente i voti passano da Forza Italia alla Lega).
Solo l' 8% degli ex elettori del Centro destra passa al Movimento 5 Stelle, che cede pochissimo ad astensionismo e Lega, attraendo, oltre che elettori del Centrosinistra -di cui ho già detto- il 13% degli elettori centristi e il 20% degli elettori di piccole liste.

L' analisi sociale del voto è ancora più drammatica.
Restano al PD, solo gli elettori più anziani.
La lista Bonino ottiene buoni risultati tra studenti, laureati, ceti elevati e ceti medi.

La Lega tende a diventare un partito trasversale, acquisendo il voto tradizionalmente forzista (soprattutto quello delle casalinghe), e soprattutto il voto degli operai (ha ragione la Camusso, quando dice che l' operaio della Cgil vota Lega).
Il Partito più trasversale è però il Movimento 5 Stelle, che non ha particolari blocchi sociali di riferimento, se non -udite, udite- i dipendenti pubblici, prima punto di riferimento del PD.

Volendo semplificare, gli operai ci hanno abbandonato per la Lega, i dipendenti pubblici per il Movimento Cinque Stelle.


Questo il quadro.

Un quadro che non consente di dire semplicemente che il Movimento 5 Stelle è il partito dei disperati e degli emarginati (che semmai si rifugiano nella Lega).
Invece, è il partito votato dal ceto medio riflessivo.
Tutti coloro (me compresa) che si sono cullati nella semplificazione secondo cui l' uso criminale del reddito di cittadinanza come grimaldello per attrarre gli emarginati è la ragione principale del successo pentastellato, dunque, sbagliano.
C' è quell' elemento -e bisogna combattere con tutte le nostre forze l' impianto culturale di quella falsa promessa- ma non è il solo, e non è il più forte, stando all' analisi sociale del voto.

Allora, credo, la sfida sta tutta qui.
Il Partito Democratico può tornare a parlare a quel ceto medio, recuperando lo spirito originario su cui si è formato.
Abbandonando le prove muscolari, il potere per il potere, l' autoconservazione.
Abbiamo bisogno di tornare a parlare con quel ceto medio, e con l' operaio.
Ricostruendo, finalmente, un campo largo di forze del Centrosinistra, dando di nuovo casa ad un popolo che abbiamo costretto a votare perfino la Lega.

Bene allora le dimissioni del Segretario, ma non può essere il solo.
E il problema non si può risolvere neppure nei e con i gruppi dirigenti.
Bisogna alzare ed allungare lo sguardo, fuori dalle correnti, e "persino" tornando a parlare (invero, io non ho mai smesso) con i compagni di Leu, che abbiamo accusato (invero, io no) delle peggiori colpe.
Ed invece, è grazie a loro e al fatto di non avere in coalizione forze non chiaramente riconducibili alla sinistra, che Zingaretti ha riconquistato il Lazio.

E quindi ben vengano gli "autoconvocati" dell' iniziativa di oggi a Pisa, che si collocano fuori da ogni corrente, e che lavorano, come lavoreremo domenica a Roma all' iniziativa di Sinistradem, per rigenerare la Sinistra.

Chissà che non ci si riesca davvero...




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