lunedì 20 giugno 2016
Alcune prime riflessioni sul voto (dati alla mano)
Come mia abitudine, ho atteso di avere i dati ufficiali per buttare giù alcune prime riflessioni sulla tornata amministrativa conclusasi coi ballottaggi di ieri.
Poi, ovviamente, sarà bene riflettere ancora, ma in politica conta anche l'impressione che si ricava all'indomani del voto.
Prima i dati.
L'affluenza fra il primo e il secondo turno ha una flessione di oltre 9 punti percentuali.
E già al primo turno il dato non era esaltante.
Fra i Comuni capoluogo che sono andati al ballottaggio, il PD conferma Milano, Bologna e Ravenna, e strappa ad altri schieramenti soltanto Caserta e Varese.
Non riusciamo a conquistare Napoli (dove eravamo fuori dal ballottaggio)
Perdiamo invece Roma, Torino, Trieste, Latina (dove stravince la Sinistra), Novara, Brindisi, Grosseto, Savona, Benevento, Olbia, Pordenone, Carbonia, Isernia.
Tutte, eccetto Carbonia, cedute al centrodestra (a volte, come nel caso di Isernia, addirittura il ballottaggio è avvenuto fra schieramenti di destra e centrodestra).
Guardando a tutti i Comuni Capoluogo -compresi quelli che hanno eletto al primo turno- il Centrosinistra passa dai 21 Comuni del 2011 agli 8 Comuni del 2016, mentre il Centrodestra passa dai 4 Comuni del 2011 ai 3 Comuni della Destra nel 2016 (più uno di Centro). Il Movimento 5 Stelle, non presente nel 2011, conquista 3 Comuni Capoluogo (Roma, Torino e Carbonia), mentre la Sinistra conquista un Comune Capoluogo (Latina). Gli altri due comuni vanno a Liste civiche.
Guardando ai comuni con più di 15.000 abitanti -compresi quelli che hanno eletto al primo turno- il Centrosinistra passa dai 70 Comuni del 2011 ai 42 Comuni del 2016, mentre il Centrodestra passa dai 27 Comuni del 2011 ai 20 Comuni del 2016. Crescono le Liste civiche, che passano dai 17 Comuni del 2011 ai 29 Comuni del 2016. La Lega passa dai 5 Comuni del 2011 ai 2 Comuni del 2016. La Sinistra più o meno stabile. passa dai 3 Comuni del 2011, ai 4 del 2016. Il Movimento 5 Stelle, non presente nel 2011, conquista ben 17 Comuni.
Prima di passare al voto toscano -che tratterò a parte per varie ragioni- alcune considerazioni del tutto personali.
La sconfitta di Roma, che pure era preventivata, non la immaginavo con queste proporzioni. La Raggi ha più che doppiato Giachetti. e d'altronde questo dato non è che il "perfezionamento" di quello già registrato al primo turno, quando la geografia del voto romano ci diceva che il PD otteneva un buon risultato nelle zone abitate dal ceto medio-alto, e franava nelle periferie.
Un dato non dissimile da quello di Milano, dove vinciamo, ma nelle cui periferie siamo stati in grado di perdere diversi Municipi, dissipando il risultato del buon governo di Pisapia. Mi chiedo quindi quanto abbia pagato la scelta di rimuovere Marino, peraltro senza passare dalla sede istituzionale. Mi pare che qui non sia un problema di "volti", ma di politica. Di risposte che mancano. Di totale distacco fra il Partito e coloro ai quali dovremmo dare risposte. Il ceto medio-basso, gli ultimi, gli emarginati. Che si rifugiano nel voto ai Cinque Stelle. Può non piacerci, ma i numeri ci dicono questo.
E che ci sia una buona dose di voto "politico", ce lo dice Torino. Dove Fassino, pur avendo tutto sommato governato bene, cede il passo alla Appendino. E se le ragioni non sono locali, sono soprattutto nazionali. E non è un caso che Fassino, e come lui Sala e Merola, abbiano cercato di far prevalere i temi locali. Certo, non lo hanno aiutato le uscite dei nostri leader nazionali sulla Città della Salute, che hanno spostato il tiro dal locale al nazionale.
Su Napoli, non resta che stendere un velo pietoso. Per quanto istrionica e complessa sia la personalità di De Magistris, davvero è convenuto al PD rompere quella alleanza? A me pare di no. Soprattutto se, come è accaduto, facciamo finta di niente di fronte a primarie truccate (la Liguria non ci ha insegnato nulla?) e rendiamo strutturale l'alleanza con Verdini.
A Bologna vinciamo, per fortuna. Perchè sarebbe stato un colpo al cuore vederla nelle mani della Lega. Ma vinciamo con un Sindaco autonomo, che ha espresso la sua autonomia, per esempio firmando i referendum sociali promossi dal Sindacato. Ecco una prova tangibile che il rapporto coi corpi intermedi, quando è positivo e coinvolgente (e certo non dettato da subalternità) funziona ancora. Prova, oltre a Bologna, ne sono Cagliari e Caserta, insieme a Milano. Tutte città dove il Pd "torna alle origini", con un modello di sviluppo, urbano e sociale ben chiaro, e radicato sul territorio. Ed infatti il sindaco Merola ha già dichiarato che i problemi nazionali ci sono eccome.
Anche la sconfitta di Carbonia, ad appannaggio del Movimento Cinque Stelle, seppure poco significativa sul piano generale, ci dice una cosa: nelle zone "povere" d'Italia non abbiamo più alcun punto di riferimento.
Sul piano generale, mi pare che questa tornata abbia definitivamente segnato il tramonto del bipolarismo. Proprio alla vigilia dell'entrata in vigore di una Legge Elettorale ipermaggioritaria come l'Italicum. Bel tempismo!
Mi pare che il Movimento Cinque Stelle, con il passo indietro di Grillo e alcune candidature come quella di Appendino e Raggi -che parlano a un popolo più ampio, spesso "rubandoci" una parte di elettorato- stia uscendo dall'improvvisazione. Se invece di essere ciechi riuscissimo ad essere razionali e maturi, potremmo utilizzare questo scatto per costruire in Parlamento nuove alleanze, svincolandoci dai voti (che abbiamo visto essere inesistenti sul territorio) di Verdini.
Il Centrodestra praticamente scompare dalle grandi città, ma attenzione: non dai Comuni Capoluogo, né dai Comuni con più di 15.000 abitanti, e forse ha trovato un nuovo leader: Stefano Parisi, uomo equilibrato, intelligente e dal linguaggio democratico. Vediamo cosa succederà.
Il Partito Democratico perde. Perde tanti Comuni. perde ovunque. Rispetto al 2011 e al 2013. Del 2014 meglio non parlare. Io credo che ciò che dovremmo fare è smettere di parlare del referendum almeno per un po' (ora che il Pd a guida renziana ha mostrato qualche cedimento, i Cinque Stelle vorranno, grazie alla svolta personalistica che il Premier ha voluto imprimere, "dare il colpo di grazia" e spingere: le parti si sono invertite), chiedere scusa, sinceramente, a tutti coloro che non siamo riusciti a rappresentare (abbiamo visto fra l'altro che i nostri elettori ci vogliono talmente bene che non votano per il Centrodestra: al massimo votano per i Cinque Stelle, o -nella maggior parte dei casi- non vanno a votare), e cercare di ritirare le fila, unendo invece di dividere, a partire da quella Sinistra che ancora -nonostante tutto- continua a voler bene a questo Partito. Mettere da parte i lanciafiamme, insomma.
Mi preoccupano invece le prime dichiarazioni. Che dicono che bisogna rottamare di più, rinnovare, abbattere la vecchia guardia. Dove sia la vecchia guardia non lo so, visto che al Partito e al Governo i quarantenni sono in netta maggioranza, e i meno giovani sono quelli che hanno sposato la "rottamazione", loro malgrado. Un nome su tutti: Piero Fassino. E' come dire che trovandosi sull'orlo del baratro (ci siamo), abbiamo proseguito, facendo un passo avanti (stile Willy Coyote!)
Il voto toscano.
Ecco, nel deprimente quadro nazionale, il voto toscano rappresenta una specificità.
A parte il caso di Altopascio, negli altri 5 Comuni al ballottaggio perdiamo. A Sesto Fiorentino, il caso più eclatante, perchè nel cuore dell'area metropolitana da cui Matteo Renzi ha iniziato a costruire la sua leadership, perdiamo contro la Sinistra, dopo che la frattura, cresciuta tutta nel Pd del governo cittadino, ha dato i suoi frutti. Negli altri casi, perdiamo, malissimo, dal centrodestra. Soprattutto, fa male -almeno a me- il caso di Cascina, ceduta a una leghista.
Nel cuore della toscana rossa, una bruttissima macchia. Che tuttavia, purtroppo, non è isolata, se pensiamo ai vari Comuni toscani persi al primo turno, e agli altri quattro persi al ballottaggio.
E se pensiamo alle brutte sconfitte di Sansepolcro, dove il Centrodestra prende più del 68%, Montevarchi, dove il Centrodestra supera il 59%, e Grosseto, dove non andiamo oltre al 45% (e spiccioli.
Spero che il Partito Regionale voglia prendere atto di questa sconfitta, pesante e brutta, e decida di aprire davvero una discussione, che deve riguardare non solo i gruppi dirigenti, ma tutto il corpo del Partito, e il campo della Sinistra e del Centrosinistra. Magari lavorando su quel campo aperto che da tempo alcuni vanno proponendo.
Dire, come ho sentito e letto qua e là, che il voto è solo un voto locale, che perdiamo perchè il centrodestra ha votato il Movimento Cinque Stelle (argomento pretestuoso, sia perchè questo accade generalmente nei ballottaggi, e perchè è il risultato di una politica muscolare, che abbiamo voluto imprimere con l'autosufficienza veltroniana, e rafforzato, fino a spingerla alle estreme conseguenze, in questi ultimi anni) mi sembra assai riduttivo.
Ripartire?
Si può. In politica non esiste mai l'ultima spiaggia.
Basta fare qualche passo indietro, dimostrare umiltà, perseguire l'unità davvero, riportare al centro del dibattito una visione del mondo che ci consenta di tornare a parlare a chi non ha più rappresentanza e rendere onore ai documenti fondativi del Partito.
Basta volerlo. Basta la politica. Basta voler fare politica.
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