sabato 25 giugno 2016

Ragionamenti notturni su Brexit e dintorni





«La civiltà moderna ha posto come proprio fondamento il principio della libertà, secondo il quale l'uomo non deve essere un mero strumento altrui, ma un autonomo centro di vita».
(Da Il Manifesto di Ventotene - Incipit)






Il caldo soffocante mi tiene sveglia nonostante l'ora tarda.
E il pensiero,nella quiete notturna della collina pistoiese,corre agli avvenimenti politici di queste ultime ventiquattr'ore.
Uso il plurale pur riferendomi ovviamente al referendum inglese,perché credo che il voto -storico- di ieri sia solo l'avvio di una serie di fatti che ne saranno la diretta conseguenza.


Non avendo la sfera di cristallo,né spiccate competenze in campo finanziario,non sono in grado di prevedere alcunché rispetto a quali saranno le conseguenze nell'immediato /medio periodo.Cercherò di farmi un'opinione seguendo un po' il dibattito pubblico (bontà di Mentana se deciderà di metter su una maratona anche su questo...!).
Vorrei però usare questo mio spazio personale per mettere nero su bianco alcuni pensieri che da stamani mi girano in testa,e che non ho -per scelta- esplicitato sui social network -pure a me tanto cari-perché richiedono un minimo di approfondimento.


Innanzitutto il referendum in sé.Ho sentito e letto affermazioni che prima e dopo il referendum erano finalizzate ad accreditare la tesi secondo cui gli inglesi sarebbero un popolo intelligente in caso di prevalenza del "remain" e degli sciocchi in caso di prevalenza del "leave".
Ora,un popolo non può certo essere giudicato -ammesso e non concesso che sia legittimo giudicare un popolo intero- per come ha votato.
Semmai,nel caso degli inglesi,giudichiamoli per come vanno agghindati alla House of Lords,per avere una cucina che si basa su Fish and Chips,per essere rappresentati da una signora agée che si veste in modo improbabile...ma non diciamo che "hanno votato male"...Altrimenti sopprimiamo la democrazia.




Detto questo, credo sia legittimo avere un'idea politica sul voto in sé.


Personalmente,non credevo che questa sarebbe stata la scelta del popolo britannico.
Certo,non che la loro presenza in Europa sia mai stata minimamente appassionata.
Sul piano economico erano già con un piede fuori.
Sul piano giuridico avevano solo abbozzato un percorso di integrazione -soprattutto nel diritto penale e nel campo dei diritti civili- e sul piano del sistema produttivo e degli scambi commerciali avevano continuato nel loro isolano isolamento.
Semmai,molto avevano preso dall'Europa sul piano della finanza.


Tuttavia,una parte di me si ostinava a credere che settant'anni di pace,dopo due guerre mondiali nelle quali gli inglesi avevano avuto parte importante nei processi di democratizzazione -seppure con qualche ombra- avrebbero convinto questo (singolare) popolo a restare.
Su come il voto si è declinato ho sentito ricostruzioni che mi sono apparse assai singolari.




Intanto i flussi.
Hanno votato per l' uscita soprattutto le persone più adulte,quelle meno scolarizzate e le periferie.
Hanno votato per restare soprattutto i giovani,chi ha titoli di studio di più alto livello e chi vive le zone a maggior industrializzazione,terziarizzazione e sviluppo.
Ho sentito quindi giornalisti dire che "i più vecchi e i meno colti hanno SCIPPATO il futuro ai giovani colti".
Ora,sorvolo sul buon gusto di simili affermazioni,e voglio provare a svolgere un ragionamento.




Quali sono stati gli argomenti usati da chi sosteneva l' uscita?
Sono stati la paura del diverso (a partire dai migranti),la necessità di un maggiore radicamento identitario e la crisi economica,determinata secondo costoro dall' indebolimento della supremazia britannica.
Allora,quali sono state le politiche dell'Unione Europea per limitare e mitigare queste paure?


Abbiamo fatto politiche migratorie adeguate?No.
Abbiamo lavorato per una maggiore equità sociale?No.
Abbiamo lavorato per valorizzare in positivo le specificità e le eccellenze dei singoli Stati senza metterle in conflitto con l'Europa dei territori?No.


In sostanza,parafrasando il segretario nazionale del mio Partito,l'Europa non ha fatto l'Europa.
Non ha davvero lavorato per unire,ma per affermare l' egemonia franco -tedesca.
Non ha lavorato per colmare le disparità sociali,ma per arricchire finanzieri e burocrati.
E,dove ha avuto governi inadeguati ad affrontare i problemi,ha costruito muri invece di abbattere confini.


Di fronte a tutto questo,non penso ci sia da meravigliarsi se i più fragili hanno scelto di "proteggersi".
Credo ci sia poi da comprendere gli errori fatti e imprimere una torsione forte all"Europa.
Appunto,l' Europa dei popoli.Non quella dei burocrati.


Io penso che ci siano alcuni rischi legati a questo voto.
Penso che se non diamo risposte immediate,questo voto apra la strada al peggiore dei populismi nazionalistici.Che sono politiche legittime,ma secondo me rischiose per lo sviluppo economico,sociale e culturale.
Pensiamo per esempio a cosa sarebbe successo se al momenti degli attentati di Parigi ci fosse stata una presidenza Trump,invece di Obama.
Penso poi che il rischio dell' effetto emulativo sia concreto,e che possa condurre ad una lenta e annichilente dissoluzione dell' Unione Europea.
E credo che l'unico antidoto a questa tendenza sia riempire di senso l' Europa,per spuntare le armi a chi semina odio e paura.
Perché se odio e paura vincono,la responsabilità non è di chi li semina,ma di chi a paura e odio non sa rispondere col coraggio e con la politica.
E pensare che nel Manifesto di Ventotene c'era già tutto:
"[... ... ...] La linea di divisione fra i partiti progressisti e partiti reazionari cade perciò ormai, non lungo la linea formale della maggiore o minore democrazia, del maggiore o minore socialismo da istituire, ma lungo la sostanziale nuovissima linea che separa coloro che concepiscono, come campo centrale della lotta quello antico, cioè la conquista e le forme del potere politico nazionale, e che faranno, sia pure involontariamente il gioco delle forze reazionarie, lasciando che la lava incandescente delle passioni popolari torni a solidificarsi nel vecchio stampo e che risorgano le vecchie assurdità, e quelli che vedranno come compito centrale la creazione di un solido stato internazionale, che indirizzeranno verso questo scopo le forze popolari e, anche conquistato il potere nazionale, lo adopereranno in primissima linea come strumento per realizzare l'unità internazionale".

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