venerdì 26 agosto 2016

Qualche spunto molto soggettivo e poco tecnico,per reagire.Tutti assieme.

Esistono in queste ore difficili per tutti noi alcuni spazi nei quali tendo a rifugiarmi.
Credo sia un fatto assolutamente normale,che avviene per tutti noi.


Alcuni cercano conforto nei propri affetti,altri nel lavoro,altri ancora nella leggerezza -che,ben diversa dalla superficialità,è una forma altissima di rispetto per se stessi e per gli altri:la capacità di astrarsi aiuta ad essere più forti.


Io cerco rifugio nella riflessione.
E tante sono le domande che occupano i miei pensieri.
A parte,ovviamente,il vano interrogarsi sui sentimenti che attanagliano il cuore delle vittime del terremoto.
È una domanda oziosa,retorica: solo chi ha provato quel dolore può immaginare.


E allora,qui da casa mia,in una situazione personale non semplice (chi mi conosce sa..),gli interrogativi che hanno senso sono quelli dai quali può nascere una strategia,una prospettiva.


Perché io,che faccio politica perché non farla mi sarebbe impossibile,non posso che voler ripartire da qui.Da quello che possiamo fare.
Non solo con gli aiuti,questo mare di impegno che ogni volta gli italiani sanno riversare sulle vittime.


Ma anche col pensiero.


Ecco,io sento fortissima l' esigenza di un pensiero forte.Che,ben lontano dall'ideologia intesa come ortodossia,è invece l' esatto contrario.




Lo dico subito.Ho apprezzato la conferenza stampa del Presidente Renzi dopo il primo Consiglio dei Ministri successivo al terremoto.
Ho apprezzato la sobrietà del linguaggio,la serietà dell'atteggiamento -che mi è parsa sincera,non affettata -ma soprattutto mi è piaciuto il riferimento alla necessità di fare un salto di qualità.Tutti insieme:cittadini e politica -sistema politico,per la precisione.




Ho poi ascoltato le parole del dott.Boschi e del dott.Tozzi,che hanno spiegato che tutta la nostra dorsale appenninica è soggetta a eventi sismici (e in realtà basta guardare gli eventi succedutisi purtroppo assai frequentemente),e che hanno ricordato che tuttavia tale caratteristica non significa assolutamente doversi rassegnare a morte e distruzione.
Anzi,è vero esatto contrario:possiamo e dobbiamo lavorare perché gli eventi non siano più forti di noi.




Perché Norcia,che pure è stata colpita assai duramente dalle scosse,è rimasta in piedi,mentre Amatrice e altri centri sono stati praticamente spazzati via?
Perché una chiesa costata 300.000 euro,ed inaugurata il 13 agosto 2016 (undici giorni prima del terremoto,avete letto bene...) è crollata,così come l' ospedale costruito con criteri antisismici?


Io penso che ci sia davvero la necessità di un ripensamento in termini strategici non solo delle politiche di contenimento di consumo del suolo,ma anche di messa in sicurezza di quanto esiste.
Siano essi edifici privati,pubblici e/o beni architettonici (e per fortuna l'Italia ne è letteralmente intrisa).


Io non sono un tecnico,non ho le competenze per proporre una soluzione.
Però sono un'irriducibile appassionata della bellezza,che in Italia possiamo cogliere a piene mani semplicemente alzando lo sguardo,in qualunque parte del nostro Paese,e trovo che dovremmo tornare a farci ispirare dal bello e dal buon senso. Come ci hanno insegnato Etruschi,Greci e Romani.
Che sapevano costruire -eccome se sapevano.




Invece, oggi quanto ci preoccupiamo dell'idoneità del terreno su cui si è edificato,dei materiali che sono stati usati,dell'impatto che la costruzione dell' edificio avrà sul sito?


Allora -e sono pensieri di chi non ha,ripeto,alcuna competenza, ma solo il bisogno di riflettere- io credo che possiamo ripartire da qui.
Dall'interrogarci su cosa possiamo fare e come farlo.


Sicuramente,dovremo tornare ad avere un metodo caratterizzato da grande accuratezza.Non guidato unicamente dalla logica del profitto -che pure non è ideologicamente da condannare,purché non sia l'unico fine da perseguire- ma in grado di farsi esso stesso strategia.
Sarebbe bello partire subito con due segnali -uno concreto,e uno simbolico.
Il primo,che "rubo" da Vittorio Sgarbi: fare grande attenzione a che la ricostruzione avvenga nel rispetto delle caratteristiche geomorfologiche e vocazionali del territorio.E sia rispettosa delle caratteristiche della popolazione
Il secondo,dicevo "solo" simbolico -ma in questi tempi liquidi i simboli devono tornare ad avere un ruolo centrale: pensare ad un grande momento di riflessione collettiva,nel quale ingegneri,architetti,urbanisti e rappresentanze organizzate di cittadini possano avviare un processo di definizione di un piano strategico di valorizzazione e messa in sicurezza del patrimonio esistente,e linee stringenti per la costruzione di nuovi edifici ed insediamenti.
Un percorso che detti un'agenda chiara alla politica,con momenti di verifica stringenti e cadenzati.
Credo fra l'altro che sarebbe possibile attingere a risorse europee in tal senso.


Lo so: forse sono banalità,ma da qualche parte bisogna ripartire,e l'ovvio non è sempre necessariamente scontato.

mercoledì 24 agosto 2016

Due belle storie nella tragedia: quando i migranti ci insegnano



In giornate come questa, poco meno di ventiquattr'ore segnate dallo strazio, dall'angoscia e dal cuore sospeso, in cui tante storie si sono sgretolate sotto le macerie, con la terra che muggisce e le case che si ripiegano su se stesse è difficile parlare di ottimismo.
Ma io voglio farlo.

Perchè fra quelle macerie, assieme ai tanti volontari che scavano anche con le nude mani, assieme alle persone che fanno la fila per donare il sangue, assieme ai tanti cittadini che racimolano magari i pochi risparmi di questi tempi duri per donarli alle vittime del territorio, ci sono due belle azioni compiute dai migranti presenti su quei territori.
Sono le storie dei 20 richiedenti asilo che, ospiti di una struttura sita a Monteprandone (Ascoli Piceno) sono partiti come volontari per Amandola, e dei 75 ospiti dello Sprar di Gioiosa Ionica che hanno donato alle vittime del territorio il loro pocket money (ossia i pochi spiccioli -poco più di due euro al giorno- che vengono assegnati loro per comprare piccole cose).

Mi pare che queste due belle storie siano sbocciate come fiori dalle macerie.
La migliore, involontaria risposta a tutti coloro che vanno contrapponendo i migranti (spesso chiamandoli sprezzantemente immigrati), al grido di "rimandiamoli a casa loro, a pedate" (come mi hanno appena scritto su Facebook).

Due piccole, grandi storie che mi hanno dato modo di riflettere su quanto queste vicende di migranti siano ormai intrinsecamente connesse con il nostro tessuto sociale ed urbano.
Due storie che sono giunte nel momento della disperazione, e purtroppo dopo tanti episodi di intolleranza, che si consumano nel silenzio generale, come mi è capitato di riflettere da alcuni giorni, e che hanno colpito anche la mia provincia, nella quale giorni fa, almeno stando alla stampa, il Sindaco dell'Abetone aveva deciso di chiedere al Prefetto la disponibilità di un autobus ad hoc per i migranti, da non condividere con i cittadini.
Per ragioni di sicurezza, o forse addirittura, stando al giornale, perchè altrimenti i giovani abetonesi rischiavano di non trovare posto.
Mi è sinceramente dispiaciuto leggere simili notizie, leggerne proprio con riferimento al mio territorio, quella stessa regione il cui Presidente Rossi si sforza quasi quotidianamente di annullare le distanze, e quella terra che ha dato i natali al Presidente del Consiglio di questo Governo, che con tanta forza si è attivato per gestire il tema delle politiche migratorie.

Sappiamo tutti, e lo sanno i Sindaci per primi, che la questione delle politiche migratorie viene troppo spessa definita emergenza, ed invece ormai è tema che non può che essere strutturale, e non può che interrogarci tutti.
Come cittadini, e ancora di più deve interrogare coloro che fanno politica pur non essendo politici di professione.
Ma non è con la contrapposizione, e con lo scavare solchi più profondi fra cittadini e migranti che terremo insieme le nostre comunità, grandi o piccole che siano.

Come vediamo in queste ore, sono i lavori socialmente utili, assunti anche volontariamente -come hanno fatto tanti Comuni del mio territorio, e come si sta facendo in tante località oggi colpite dal terremoto- che aiutano ad intrecciare nodi fortissimi.

E allora voglio pensarla così: al Sindaco di Amatrice, che ha sconsolatamente detto: "Amatrice non c'è più", vorrei dire -se potessi farlo- che ad Amatrice, e negli altri luoghi squassati dal terremoto in queste ore si sta costruendo una comunità più forte, cementata dalla solidarietà spontanea, che non ha colore, non ha nazionalità, ed è fatta di storie, spesso di dolore.

Chi ha conosciuto l'isolamento, il dolore, la distanza, la privazione della propria identità, può con un gesto ricostruire se stesso, aiutando gli altri.
Due belle storie, due fiori meravigliosi nati dalla sofferenza.


mercoledì 17 agosto 2016

Quali sono i flussi in questi primi 15 giorni d'agosto? Il Capoluogo e il territorio provinciale - alcune impressioni (senza pretese di scientificità)



http://turismoweb.comune.pistoia.it/IW_PT/OSSERVATURISMO/

Dopo il dibattito sul Blues, che ha riempito le cronache locali e i social, e passato il Ferragosto, la curiosità e qualche chiacchiera con alcuni amici, mi hanno spinto a dare un'occhiata ai dati relativi al turismo, che il sito dell'Osservatorio Turistico ci fornisce con una precisione impressionante (a proposito: per la rubrica curiosità, potete vedere qual è il segno zodiacale che va per la maggiore fra i turisti che visitano il nostro territorio!).

In particolare, ero incuriosita dal rapporto fra i flussi turistici registrati dal Comune capoluogo e quelli del territorio provinciale nel suo complesso. No, non per spirito di campanile, ma perché ogni volta che escono i dati turistici, i titoli si incentrano sulle flessioni del turismo a Pistoia, e alcuni potrebbero cadere nell'errore di immaginare che tali flessioni riguardino magari il Comune capoluogo, e quindi ho deciso di curiosare un po' fra i dati.

Preciso che, sopratutto per il 2016, si tratta di dati volatili, non ufficiali, che quindi segnano solo una tendenza: per questo l'analisi che segue non ha pretese di scientificità.

Fatta questa premessa, cerco di schematizzare i vari parametri, per poi tracciare un identikit del turista che visita i nostri territori.

Il periodo preso in esame è rappresentato dai primi 15 giorni di agosto 2016, e dallo stesso periodo dell'anno precedente.

1- LE PRESENZE:
Rispetto ai primi 15 giorni di agosto, la flessione delle presenze turistiche sul territorio provinciale fra lo scorso anno e lo stesso periodo di quest'anno è pari a 12.378 presenze, che corrisponde a circa il 26% del totale. In controtendenza, proprio il Comune di Pistoia, che  guadagna poco meno di 300 presenze, pari a circa il 10% del totale.
Delle presenze totali, lo scorso anno gli stranieri presenti sul territorio provinciale erano quasi il doppio degli italiani (32.847 stranieri contro 15.384 italiani), mentre quest'anno il rapporto è molto inferiore (22.775 stranieri contro 13.078 italiani). E sappiamo che tendenzialmente i turisti stranieri hanno una capacità di spesa superiore a quella degli italiani. Nel Comune di Pistoia il rapporto resta invece  sostanzialmente invariato (1.650 stranieri contro 948 italiani lo scorso anno, e 1.839 stranieri contro 1.028 italiani nel 2016).
Analizzando la variazione in rapporto alle classi di età, sul territorio provinciale la flessione colpisce soprattutto il turismo giovanile (in particolare si riduce di circa un quarto la presenza degli infradodicenni e dei giovani fra i 19 e 34 anni, mentre si riduce di circa un terzo la fascia dei turisti fra i 13 e i 18 anni. Calano soprattutto, anche in questo caso, le presenze dei giovani stranieri).
Nuovamente, il Comune capoluogo registra un dato in controtendenza: crescono di oltre il 10% i minori di 12 anni, e i giovani fra i 19 e i 24 anni (restano invariate le presenze degli infradiciottenni). Crescono, diversamente da quanto avviene nel resto della provincia,soprattutto i giovani stranieri.

In conclusione, sotto il profilo delle presenze, il Comune di Pistoia registra un dato sostanzialmente speculare di quanto avviene a livello provinciale: a Pistoia crescono, rispetto allo scorso anno, le presenze, soprattutto quelle dei giovani stranieri.


2- LA TIPOLOGIA DI TURISMO:
A livello provinciale, lo scorso anno i turisti frequentavano il territorio sostanzialmente per le seguenti ragioni (e tutte più o meno avevano la stessa incidenza): per la cultura, per tempo libero, e il restante per motivi vari, talmente frazionati e variegati che il sistema non lo specifica. Solo pochi turisti frequentavano la provincia per il termalismo, e per ragioni congressuali. Ancora più residuali sport e cicloturismo (nonostante gli intensi sforzi dedicati ai mondiali di ciclismo alcuni anni fa).
Quest'anno, la cultura pesa per oltre il 40% (pari a 3.238 sui 7.821 censiti), ed il restante flusso turistico visita il territorio provinciale soprattutto per tempo libero e per altre ragioni (rispettivamente circa il 29% per il tempo libero e il 20% per altre ragioni). Continuano a incidere poco sport, cicloturismo e affari/congressuale.
Nel comune di Pistoia, lo scorso anno, quasi il 40% visitava la città per l'offerta culturale e più o meno la stessa percentuale si registrava nel tempo libero (precisamente 246 turisti sui 626 censiti venivano per la cultura, e 255 sui 626 censiti venivano per il tempo libero), mentre oggi si viene a Pistoia soprattutto per trascorrere il proprio tempo libero (circa il 60%, pari a 416 turisti sui 719 censiti), e poco meno del 25% dei turisti presenti in città è turismo marcatamente culturale (pari a 168 turisti su 719 censiti).
Che cosa ci dice questo dato? Forse, come me, ve ne sarete meravigliati. Mi sarei aspettata, in virtù della nomina a Capitale della Cultura, un'impennata del turismo culturale.
Ma, riflettendoci, questo cambiamento qualitativo -che si innesta sul quadro quantitativo di crescita complessiva di cui dicevo in apertura,  soprattutto sul turismo giovanile- è perfettamente in linea con la scelta dell'Amministrazione nella costruzione del Dossier di Pistoia Capitale Italiana della Cultura: fin dalla presentazione del Dossier, il Sindaco ha sottolineato che la scommessa non era "soltanto" sugli istituti culturali cittadini e sulla cultura "formale". Si intendeva invece promuovere il "sistema Pistoia" (quello che i più aziendalisti chiamerebbero brand, termine che non riconosco quando si parla di cultura), e la stessa Commissione ha ribadito questa peculiarità di Pistoia nell'attribuirle il riconoscimento.
Ecco: così anche i flussi turistici, confermano questa caratteristica, e scopriamo che i turisti hanno già iniziato a venire in grande quantità a Pistoia per passare il proprio tempo libero, per vivere la città nel suo complesso.

  
3- LA DURATA DELLA PERMANENZA:
A livello provinciale, rispetto allo scorso anno calano le presenze di un solo giorno e crescono quelle da 2 a 6 giorni e più.
Sostanzialmente, Pistoia conferma questo dato.
Sotto questo profilo, mi ha particolarmente colpito la sostanziale omogeneità della durata della permanenza dei turisti sul territorio del comune di Pistoia rispetto a quanto avviene per il resto della provincia: sembra che cada l' idea che a Pistoia si abbia un turismo mordi e fuggi, più di quanto non avvenga nel resto della provincia, mentre le percentuali sono sostanzialmente le stesse.


Concludendo, mi pare che si possa tracciare il seguente quadro.
Il turismo cala di circa un quarto nel territorio provinciale, mentre cresce del 10% nel territorio del capoluogo. Cala, in provincia, soprattutto il turismo dei giovani stranieri, mentre cresce a Pistoia soprattutto il turismo giovanile.
Il turista viene nella Città capoluogo per viverla in tutti i suoi vari aspetti, per godere del complesso dell'offerta cittadina.
A Pistoia non abbiamo più un turismo mordi e fuggi, ma si replica sostanzialmente l'andamento delle permanenze che si hanno nel resto del territorio.


Voglio, in chiusura, ringraziare la Provincia di Pistoia: questo Ente, che oggi molti definiscono inutile (anzi, lo definivano tale finché non hanno avuto necessità di tagliare l'erba, riparare le strade, aprire le scuole..) ha da sempre rappresentato un'eccellenza nel panorama regionale, e ha costruito un monitoraggio davvero prezioso, che consente di avere in tempo reale i dati, e quindi ognuno di noi può "divertirsi" a leggere quello che accade.

Infine, come nota metodologica, ribadisco che il quadro che ho tracciato, ha solo un valore tendenziale, poiché non sono dati consolidati: l'ufficialità la ritroveremo nell'analisi che redigerà l'Osservatorio Turistico. Tuttavia, mi pareva che queste tendenze fossero piuttosto interessanti.


venerdì 12 agosto 2016

Alcune storie degli atleti di Rio 2016: quando lo sport si fa vita


Come sa chi mi conosce, non amo particolarmente lo sport. 
Ho provato a praticarlo da ragazzina, ma non c'era verso: troppo lenta per la corsa, troppo sgraziata per il pattinaggio, troppo competitiva per la pallavolo (nel senso che entravo in competizione con le mie compagne di squadra!).
Appesi scarpe e pattini al chiodo, non mi  è rimasto altro che seguirlo in TV, essendo peraltro sposata ad un uomo che ama lo sport, qualunque esso sia.

C' è da dire però che riconosco allo sport alcuni grandi pregi. 
In particolare, la capacità di insegnare la disciplina, il sacrificio, e di essere di per sè democratico: nello sport non puoi ingannare -salvo il doping, ma insomma, oggi come vediamo i controlli sono sempre più rigidi, e comunque alla lunga anche il doping non basta- se sei bravo vai avanti, altrimenti fai come me.

E le Olimpiadi sono sempre un momento di grande festa: colori e discipline che si mescolano fra di loro, e ci consentono di scoprire nuovi campioni, nuovi sport, nuovi legami.
Mi pare che Rio 2016 abbia da questo punto di vista contribuito davvero tanto, perchè ho scoperto, fra le pieghe del medagliere, tante storie che mi hanno colpito.
Storie difficili, di coraggio, dolore, abnegazione e -alla fine- trionfo, che può esserci al di là delle medaglie, e può esaurirsi anche solo nel partecipare alla gara.
Voglio provare a raccontarvene alcune.

Partiamo dalla divina Simone Biles, che ieri, a quanto ho potuto vedere -io ero fuori, mannaggia!- ha stregato il pubblico con un esercizio, in particolare al corpo libero, che ha ricordato a tanti il mito Comaneci, inventando addirittura un passaggio, e sfiorando la perfezione nel punteggio. Forse non tutti sanno che questa giovanissima atleta ha alle spalle una storia difficile, che avrebbe potuto trasformarla in una giovane introversa e solitaria:  la madre di Simone era tossicodipendente, e a soli tre anni lei ha dovuto andare a vivere col nonno. Poi, tre anni più tardi, l'ingresso in una palestra, e l'amore per questa disciplina, che l'ha presa sollevandola più su, sempre più su, lontana da un'infanzia difficile, e al centro di quel podio.

C'è poi la nuotatrice statunitense Kathleen Baker, che ha vinto l'argento nei 100 metri dorso, nonostante soffra del morbo di Crohn, una brutta infiammazione all'intestino che provoca gravi e dolorosi attacchi. Un'atleta che ha dovuto convivere col dolore e che grazie all'acqua ha superato i tanti ostacoli che le si paravano davanti. Tanto che ha subito dichiarato: "Spero che la mia vittoria sia di ispirazione a tanti." La lezione è che non ci si può lasciar abbattere. Mai. Finché la parola "FINE" non è scritta con inchiostro indelebile.

Una storia simile è quella del britannico Chris Mears, che assieme a Jack Laugher ha portato alla Gran Bretagna il primo oro nei tuffi sincro dal trampolino tre metri. Forse non tutti sanno che Chris aveva contratto a 16 anni il morbo di Eipsten-Barr, che provoca la frattura della milza. A questo ragazzino inglese avevano dato solo il 5% di possibilità di rimanere in vita. E lui, anni dopo, ha risposto con un oro a Rio de Janeiro. Anche lui non ha mollato.

Non è stato da meno Lawrence Brittain, medaglia d'argento al due senza nel canottaggio, cui è stato diagnosticato un tumore ai linfonodi. Non so come proseguirà la sua vicenda personale, ma di sicuro sappiamo che ieri ha vinto. Due volte: sulla barca e contro la disperazione.

Diversa, ma non meno difficile, la storia di Rafaela Silva, nata e cresciuta in una favela. Rafaela è stata tratta in salvo dal padre, che l'ha avviata ad un progetto per giovani nati nelle favelas, grazie al quale ha potuto avvicinarsi al judo: un amore che oltre a portarla lontano da solitudine e povertà, l'ha portata sul secondo gradino del podio nella categoria dei 57 Kg. Ce l'avrebbe fatta, Rafaela, senza lo sport? Forse sì, o forse no. Di sicuro sappiamo dov'è arrivata.

E poi c'è Yusra Mardini, nuotatrice siriana, ma appartenente alla squadra dei rifugiati- questa novità bellissima che Rio de Janeiro ci ha regalato- che ha partecipato ai 1o0 metri stile libero e farfalla. E che è arrivata alle Olimpiadi dopo aver tratto in salvo la sua famiglia, spingendo fino alla costa quella barca maledetta che si era fermata durante uno dei viaggi della speranza di cui apprendiamo -quando giornali e TG ce lo dicono- quasi ogni giorno.

Tutte queste storie -e forse anche altre che io non ho trovato- ci dicono due cose.

La prima: c'è sempre speranza. Sempre. Anche quando tutto intorno sembra crollare, devi provarci. Devi provare a superare i tuoi limiti, a forzare più di quanto tu credessi di poter fare. Magari poi il tuo mondo crolla comunque, ma almeno  tu sai di aver fatto molto più di quanto la ragione e la razionalità sembravano suggerire.
La seconda: lo sport può davvero essere una grande spinta di vita. Una grande, immensa opportunità di crescita, indipendentemente dai risultati che si raggiungono. Come ogni grande passione, e forse più di tanti altri campi di impegno, può essere elemento di emancipazione. Dalla malattia, dalla povertà, dall'emarginazione. 

Queste Olimpiadi, mi hanno insegnato cose che mai avrei creduto di pensare. 
E allora sì, se mai avrò un figlio, vorrei davvero che praticasse sport. Qualunque sport, ed indipendentemente dalle sue capacità o idoneità.

E infine, Rio 2016 -per lasciarci con una nota positiva- sono state anche le Olimpiadi dell'amore.
Quello che unisce Marjorie Enya, volontaria addetta al campo di rugby, alla rugbista Isadora Cerullo, e sfociato nella proposta di matrimonio e nel bellissimo bacio, che per me è fra le immagini simbolo di questa Olimpiade.

E l'amore che unisce la nostra amazzone, Valentina Truppa -fra l'altro, vittima lo scorso anno di un infortunio che le provocò il coma- verso il proprio cavallo, infortunatosi pochi giorni prima della gara, ma subito guarito.

Vi lascio con le parole che su Facebook Valentina ha dedicato al suo fedele compagno: 

«A te compagno di mille avventure dopo 15 anni insieme,vincitore morale di questa olimpiade per tante ragioni non ultima la ripresa in 24 ore dall'infortunio, tirando fuori il tuo lato guerriero, sono stata più cauta io poi, posso solo dire GRAZIE con tutto il mio cuore per quest'ultima grande avventura! Abbiamo affrontato tutto insieme da junior a un'olimpiade, cosa si può chiedere ancora? Ora mio grande compagno di vita avrai il giusto riposo che un campione come te merita. Grazie per i risultati dati a me e all'Italia in questi anni. Sarai il mio eroe sempre! Con amore, Valentina». 


sabato 6 agosto 2016

La bella (e non scontata) reazione dei pistoiesi di fronte alle non-notizie e al (supposto) Regime del Terror




C'è una buona notizia, in città.

Ed è la capacità dei suoi abitanti di non lasciarsi imbeccare da nessuno: che bisbigli, sussurri, o gridi, ai pistoiesi poco importa.
Ed è la capacità di rifiutare le logiche della semplificazione, nonostante viviamo tempi grami, in cui la politica, a volte per caricatura, altre volte -purtroppo- per cause oggettive, attraversa il momento più basso nella percezione comune.
Sarebbe stato facile per i cittadini -forse alcuni immaginavano che sarebbe avvenuto- cedere alla tentazione del colpevolismo, del "tanto peggio, tanto meglio".
Lo temevo per le persone -che conosco, e che so essere integerrime, serie, persone perbene- lo temevo per la mia Città, e lo temevo per il Centrosinistra, e per il mio Partito.

E invece no.
Pochissimi sono stati coloro che hanno assunto un atteggiamento colpevolista, aggressivo, disincantato.
La stragrande maggioranza dei cittadini -quelli veri, si potrebbe dire- hanno manifestato grande equilibrio nei giudizi, e soprattutto grande affetto -un mare di affetto- nei confronti degli Amministratori coinvolti.
Parlo di Pistoia, certo. E parlo anche di Quarrata, il cui Sindaco, Marco Mazzanti, conosco da tanto tempo: una persona onesta, che in questi giorni -come ho appreso direttamente da lui- sta ricevendo tanti attestati di affetto e stima da parte dei suoi concittadini.

E' un bel segnale, davvero.
Forse, per certi versi inaspettato.

Quando fai politica, e la fai in un momento storico così difficile e complesso, c'è sempre il pericolo dell'assimilazione, del "sono tutti uguali".
Ecco, in questo caso non è successo.

I pistoiesi sono stati in grado di separare il grano dal loglio, di riflettere, capire e conoscere.
E lo hanno fatto anche gli avversari politici. Almeno, quelli pistoiesi.
In Comune, soprattutto, è stato bello e forse irrituale leggere che molti esponenti politici -non tutti, certo, ma molti sì- hanno espresso vicinanza umana al Sindaco e alla sua Giunta, hanno ribadito che si deve distinguere fra la persona e il politico, e che sulla correttezza delle persone coinvolte nessuno nutre dubbi.
Non abbiamo assistito ad alcuno sciacallaggio politico, almeno qui a Pistoia.

Certo, alcuni leader nazionali si sono lasciati andare ai peggiori rituali del cannibalismo politico, e mentre qui a Pistoia si rincorrevano testimonianze di vicinanza, questo o quel politico nazionale pubblicavano post di soddisfazione.

Pazienza.
Abbiamo dimostrato che qui, a Pistoia, sta la vera civiltà.
Qui, sta la capacità di un territorio di dimostrare il proprio civismo.
E qui, lasciatemelo dire, sta la dimostrazione che in questi anni, al di là della vis polemica (soprattutto a Pistoia, "città dei crucci") che accompagna sempre l'azione amministrativa, questi Amministratori hanno saputo creare con i propri concittadini un rapporto che è improntato alla stima, al rispetto e persino all'affetto.

Speriamo tutti che Marco, Samuele, i suoi assessori e i funzionari coinvolti possano scrivere il prima possibile la parola FINE su questa vicenda.

Ma in ogni caso, il Partito Democratico può già acquisire due certezze.
La prima: esprime Amministratori in grado di creare connessioni forti col proprio territorio, in uno dei momenti storicamente più complessi.
La seconda: i cittadini che amministriamo sono membri di una Comunità, in grado di stringersi, al di là della politica, attorno a chi li rappresenta.

Di questi tempi non è poco.

giovedì 4 agosto 2016

Della non-notizia di oggi...Strani accadimenti, o meglio non-accadimenti fra realtà e fantasia...

Sbaglia, chi dice che Pistoia è una città sonnacchiosa: è talmente vigile che nel giro di pochi minuti alcuni dei suoi abitanti (molto meno i comuni cittadini, le cui preoccupazioni, in questi mala tempora che currunt sono ben altre) si sono affannati a scomodare importanti concetti e categorie giuridiche di fronte ad una non-notizia.

La non-notizia è che il Sindaco, la Giunta di Pistoia e il Capo di Gabinetto non hanno ricevuto alcun avviso di garanzia, né alcuna comunicazione in merito ad ipotetiche indagini aperte nei loro confronti.
Lo so, può sembrare strano, ma in questa città accade anche questo.

Accade che una testata regionale pubblichi una foto con il titolo "garantiti", alludendo non troppo velatamente ad eventuali avvisi emessi verso amministratori pubblici, e che il Procuratore della Repubblica sia costretto a rientrare dalle ferie per comunicare che non esiste, al momento, alcun avviso di garanzia, ma un semplice avvio di accertamenti a seguito di segnalazioni raccolte da "persone informate dei fatti" in relazione a presunti atti messi in campo da alcuni amministratori, nello svolgimento delle loro funzioni.
Atto assolutamente dovuto -quello dell'avvio di accertamenti- in quanto nel nostro ordinamento vige il principio dell'obbligatorietà dell'azione penale.

Atti dovuti che tuttavia si dipanano in un contesto nel quale gli unici dati oggettivi ce li fornisce il Procuratore Canessa, informandoci che -e questo è finalmente un fatto-oltre a non essere stati inviati al momento avvisi di garanzia,  si è addirittura aperta un'indagine per capire come questa voce si sia potuta diffondere. E c'è un altro fatto, che il Sindaco ha comunicato nel corso di una conferenza stampa: la "voce" girava già da alcuni giorni, riportata addirittura da una privata cittadina pratese.

Tutti sapevano, o credevano di sapere. Addirittura più della stessa magistratura.

Impossibile non pensare al processo di kafkiana memoria, in cui tutti ne sanno più del protagonista, e tutto si svolge in un'atmosfera di tragica opacità.
E questo è il fatto preoccupante.
Che si scrivano le notizie, nel momento in cui esse non esistono.

Vedremo cosa accadrà, vedremo che piega prenderà la vicenda.
Può darsi che si verifichi quanto già scritto dal giornalista (avrà facoltà medianiche?)
Ma intanto è alquanto inquietante che ci sia chi, al grido di "sono tutti uguali" già ha iniziato una campagna denigratoria, fondata appunto su una non-notizia.
E questo deve far riflettere tutti noi. Come cittadini, prima ancora che come politici.
Tanto che la domanda posta dal Sindaco a chiusura della conferenza stampa, suona come un monito: "Cui prodest?"
Tommaso Moro avrebbe potuto scriverci un altro romanzo: questa notizia sarebbe stata benissimo nella sua Utopia.

Io non esprimerò alcuna solidarietà a Samuele, Daniela, Simone, e a tutti coloro che sono coinvolti da questa vicenda-nonvicenda.
Non lo farò perchè la solidarietà è un sentimento peloso, che son tutti in grado di esprimere verso tutti. Verso chi è stato vittima di qualche catastrofe, di qualche evento non prevedibile, di qualche violenza.

Non è questo il caso degli amministratori pistoiesi.
Che, ad oggi, sono stati coinvolti solo da un giro di voci incontrollate, a quanto pare, dalla stessa Procura.
Un fatto ormai quasi banale, nella società dei social (endiadi voluta), ma non per questo meno grave.

A Samuele, Daniela, Simone e tutti gli altri amministratori e dirigenti esprimo invece l'auspicio che la magistratura lavori bene ed in fretta. Perchè solo di questo hanno (e la città ha) bisogno. Trasparenza e rapidità.
E sono certa che trasparenza e rapidità caratterizzeranno l'azione della magistratura. Come ci comprova l'equilibrio del Procuratore Canessa.


Samuele lo conosco da tanti anni. Ho condiviso con lui, come con Simone e Daniela, un lungo tratto del mio percorso politico. Non siamo stati sempre dalla stessa parte -forse ci siamo trovati più spesso su fronti opposti- e quindi scrivo dalla comoda posizione di chi non si è mai annoverato fra i "bertinelliani" o i "bellitiani", orribili categorie nelle quali la politichetta -direbbe il Crozza/De Luca- ha bisogno di collocare chi partecipa alla vita pubblica.
Parlo dalla posizione laica di chi, volendo pur bene a queste persone, non sempre ne ha condiviso ogni azione ed ogni pensiero.
 E fin dai primi anni di vita politica comune, il rigore -a volte la rigidità- di Samuele è un tratto che balza agli occhi. Un rigore che a molti, in tempi di approssimazione e pressappochismo, appare perfino fastidioso.
Un rigore al quale il Sindaco ha improntato tutta l'azione di governo, come ho avuto modo di verificare direttamente, per lavoro, nel caso della gestione dell'Infopoint, che avrebbe potuto essere attribuita in via diretta, e per la quale il Comune -unico fra tutte le amministrazioni toscane- ha voluto procedere con un bando. Un piccolissimo esempio, che cito per averlo direttamente vissuto. Io parlo soplo di ciò che conosco.

Per questo, non esprimo solidarietà, ma la certezza che niente di ciò che queste persone hanno voluto fare corrisponde a qualcosa di diverso da ciò che la loro coscienza suggeriva.

Questo, mi sentivo di partecipare, perchè la solidarietà non basta.
E nemmeno le difese d'ufficio.

Ma testimoniare ciò che si è vissuto direttamente, dopo anni di frequentazione, è il minimo che mi sentivo di dovere a persone a cui voglio bene, che stimo e che conosco bene.
E alla mia Città (che scrivo con l'iniziale maiuscola, perchè mi rivolgo alla comunità che in essa si racchiude)dico: non facciamoci intrappolare nella rete delle non-notizie.

Attendiamo, leggiamo, riflettiamo.
Con la fiducia dovuta alle Istituzioni. A tutte le Istituzioni.